Quando Niccolò Gavelli acquistò la bottega di libraria dalla vedova di Nicola Degni nel 1735 in via de Fondachi (attuale corso XI Settembre) non prese soltanto un ampio spazio, dove riescì a ricavare abitazione, bottega e libreria. Soprattutto ereditò il titolo di impressore camerale e vescovile. Questo vuol dire che ricevette direttamente le commesse dell’amministrazione cittadina, cioè dello Stato Pontificio, e quindi che gli venne assicurata una grande mole di lavoro. 

Documenti, avvisi, pubblicazioni religiose, atti amministrativi: tutto passava dalla sua tipografia, che quindi potè permettersi ben presto di stampare anche libri. La sua bottega garantiva una grande qualità e attenzione nella stampa, che attirava intellettuali e studiosi impegnati in ricerche che intendevano diffondere e condividere le loro ricerche. 

Anche dopo la sua morte, la tipografia continuò l’attività fino a quando, nel 1820, venne ceduta dal fratello Gaetano a Giambattista Rosa.

(I documenti provengono dall'Archivio di Stato)